Oggi non voglio dare risposte, ma porre delle domande.
Mi piacerebbe che tu che mi stai leggendo possa porre queste domande a te stesso e, perché no, dare il tuo contributo nella sezione “lascia un commento”.
- Cerco di risolvere i problemi quando ormai sono in stato di “emergenza”?
- Cerco soluzioni in termini di azioni da compiere, frasi da dire?
- Uso spesso il “tu” o l’ “io” quando comunico?
- Nomino le emozioni o parlo di fatti-azioni-comportamenti?
- Parlo spesso al passato ed al futuro?
- Uso giri di parole?
- Tendo a generalizzare con parole del tipo : “sempre, mai, tutti, nessuno..”?
- Tendo a parlare sempre “di quella volta in cui”?
- Ho fretta nell’avere una risposta, un appuntamento tanto che non so attendere?
- Esprimo la mia difficoltà nel fare o dire una cosa quando ho realmente quella difficoltà?
- Dico mai parole come:” mi dispiace, vedo che , mi sembra che, deve essere difficile sentirsi così, non ho la risposta in tasca ma posso solo starti vicino, alle volte non sappiamo nemmeno noi perché le cose vanno così, sì è un vero schifo….”?
- Ci comportiamo da figli se siamo figli? O da genitori se siamo genitori? O da compagni di vita se lo siamo? O piuttosto ci sentiamo in ruoli e panni non nostri?
Potrei continuare a lungo ma mi fermo.
Ciò che invito a fare è porsi sempre domande. Ciò è sinonimo di intelligenza sociale ed emotiva. Sinonimo di rispetto verso noi stessi e,dunque, verso gli altri.
Ciò è prendersi cura della propria psiche e delle proprie relazioni. Ciò è alla base della comunicazione.
NON POSSO RISOLVERE L’EMERGENZA SEMPRE QUANDO CAPITA.
DEVO, sottolineo devo, AGIRE GIORNO DOPO GIORNO, NELLA PREVENZIONE.
E per questo ci vuole tempo. Tempo speso bene.
In una relazione che si prende cura, che è una palestra del cuore.
Quali altre domande aggiungeresti alla lista?